giovedì 15 gennaio 2015

La bella e le bestie

Prima di entrare dal vicolo in salita in Via Garibaldi di Genova chiedo alle mie allieve e ai miei allievi di fermarsi un attimo prima di svoltare: volevo introdurre loro il concetto della "sorpresa" nella fotografia d'autore, rispetto a uno scenario magnifico, sorprendente, unico che sta per aprirsi ai nostri occhi e che finora è sfiggito alla nostra conoscenza. 
Si fermano poi ripartiamo ed entriamo nella strada più bella d'Italia (tra quelle che io ho visto finora e secondo la mia opinione). Lo stupore è quello prevedibile e la percorriamo in lungo e in largo prima annusandola, poi fotografandola dopo pranzo. 
In questo ultimo momento di riprese libere sul tema della strada in questione anch'io punto il naso all'insù e capisco cosa mi aveva infastidito fino a quel momento: le luminarie natalizie, non tanto in se stesse, quanto piuttosto nella maniera in cui erano fissate ai palazzi. Corde, cordine, cordoni, lacci e laccetti disordinati e orrendi deturpavano in un momento di massima affluenza turistica le parti basse delle facciate dei magnifici palazzi. Le parti basse, cioè quelle più vicine al visitatore. Affreschi e sculture compresi. 
E allora la sospresa vera e propria è stata quella di scoprire come anche un patrimonio di tale grandezza (UNESCO) sia affidato – in un tentativo di addobbo e di presuto abbellimento – all'attività cialtrona e incurante di qualcuno che ne è responsabile ma responsabile non dovrebbe esserne. Non è colpa dell'operaio che lega, tira, arrotola ma dei funzionari, architetti, sindaci e vicesindaci che tutte le mattine passano di là e non ci trovano evidentemente niente di strano. Il municipio è esattamente lì.
Restiamo sorpresi. Fotografiamo. Raccontiamo. Chiamiamo a rispondere. Insomma, facciamo politica con la macchina fotografica. Liberamente.

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