venerdì 21 gennaio 2011

La casa e l'appuntamento

NAPOLI 2011
NAPOLI 2006
Sopra le campane per la raccolta differenziata a Napoli campeggia la pubblicità di una casa d'appuntamento. Mi fermo e mi chiedo cosa ci faccia proprio lì questa improbabile reclame d'altri tempi: sulla spazzatura avviata virtuosamente alla differenziazione, tra un miracolo e l'altro. Le case d'appuntamento sono state chiuse esattamente nell'anno in cui io sono nato, il 1959, come mai si ricordano di pubblicizzarne una a Natale del 2010? Mi domando se mai potrebbe trattarsi di altro, magari della pubblicità di ragazze che lavorano presso la residenza lussuosa di qualcuno, tipo quelle ville francesi dove erano ambientati i romanzi erotici del secolo scorso. O italiane. Non si capisce. La scritta che campeggia sotto sembra piuttosto giapponese: Yamamay ed è addirittura palindroma, cioè potere leggerla correttamente sia che stiate andando a fare la spesa, sia che stiate tornando a casa. Magari si tratta di ragazze manga! Va bè, basta ironia, la cosa ha preso una brutta piega. Siamo alle solite. Il filone porno nella pubblicità ha conquistato la scena e campeggia sulle nostre strade, questa volta nella variante che non sembra opinabile "gruppo di ragazze brille o ubriache esposte su un lussuoso divano di un bordello in attesa dei clienti". Come si è visto in precedenza, per l'esattezza in una campagna minore del 2006 che fotografai su un cartellone all'aeroporto di Napoli, ci si offre spesso un terzetto con almeno una donna bionda: una non può bastare e nemmeno due, ci vuole la varietà della merce. Lì si vendevano stivali a buon mercato, qui, sempre a buon mercato si vendono mutande e reggiseni, ma c'è tutto un altro lusso. Biancheria luccicante, bellezze gelide, divano di raso rosso, sguardi assenti, disponibilità quasi asettica. Negli anni scorsi la stessa casa di lingerie pseudo manga-nippo-palidroma ce ne ha fatte vedere di tutti i colori in quanto a figure di donne slanciate in ogni posizione pur di vendere a donne molto meno atletiche e acrobatiche mutande da pochi euro. Mi pare brutto assai dire "ve l'avevo detto io nel 1990"... ma le cronache degli ultimi anni ci dicono che questo genere di messaggio pubblicitario è entrato – insieme a tanti altri insegnamenti reali – nel cuore delle ragazze che nascevano agli inizi degli anni '90, allattate a pane e pubblicità puttanizia. Abbiamo troppo a lungo fatto finta di non vedere, di non capire, di non allarmarci. Ora non c'è più tempo da perdere: occorre cambiare modo di fare la spesa, di carote, di mele, di pere e anche di mutande. Sia che stiate andando a fare la spesa, sia che stiate tornando a casa non lo date l'appuntamento a queste mutande e ditelo alle vostre ragazze di guardare bene questi manifesti prima di decidere che biancheria acquistare. Questa casa e questo appuntamento non sono cose per noi.


20 gennaio 2001
Ico Gasparri


Palafitta n. 6 per il Blog Donne della Realtà