martedì 14 dicembre 2010

Dal ginecologo con la borsetta

Siamo alle solite: mi trovo ad interpretare immagini pubblicitarie con ruoli femminili non essendo io femmina! Questa volta è complicato e, devo ammetterlo, non essendo mai stato dal ginecologo sono ignorante circa i comportamenti e le posizioni che una donna assume nel suo studio. Da alcuni film qualche idea me la sono fatta, ma non so se basta. In mancanza di esperienze personali, ricorro ad alcune materie cui ho dedicato molti anni di studio e, devo dire, con grande passione. Tra queste senz'altro la storia dell'arte e, scavando più all'interno, l'iconografia e l'iconologia. A proposito della prima, l'iconografia, essa ci insegna che per dipingere un presepe ci vogliono il bue, l'asinello, il bambino, la madonna ecc. Sì, sì, anche san giuseppe.
La seconda, l'iconologia, ci spiega il significato intrinseco delle varie componenti di una scena. Il bue significa mitezza, la pecorella docilità, il leone la forza, san giuseppe il padre... ecc. ecc.
Dal punto di vista iconografico, possiamo dire che questa nuova campagna d'inverno della ditta più aeroportuale della valigeria italiana non lascia dubbi: abbiamo solo due possibilità. O siamo di fronte a una giovane donna stesa su un lettino per farsi visitare dal ginecologo – come la posizione distesa, con le gambe sollevate e allargate lascerebbe presagire –, oppure sta per disporsi a un atto sessuale – come la posizione distesa, con le gambe sollevate e allargate lascerebbe presagire. Atto sessuale per il quale, tra l'altro, non si vede il partner e non sembrerebbe costituire un momento di grande attrazione per la ragazza, presentata con uno sguardo assente, distante, quasi artificiale. Diciamo una ragazza non partecipe. Sicuramente, non abbiamo elementi per sostenere, in base all'abitudine iconografica degli ultimi secoli, che si tratti di una donna che si distende per riposarsi sia perché la posizione appare piuttosto scomoda e precaria, sia per le scarpe tenute ai piedi – inclinati al limite della lussazione su tacco 13 – ancora calzate e ben puntate al suolo. In entrambi i casi casi probabili visti prima, la borsa non appare come un elemento iconografico significativo e viene perciò addirittura scartata dalla protagonista. Qualche dubbio permane su altri due elementi iconografici: il fiocco sul fianco della donna, che sembrerebbe alludere ad un pacco regalo, e la coroncina sulla testa che rimanda forse a un mondo fatato cui sembrerebbero alludere anche la grafica disegnata intorno e le stelline. Ma qui non abbiamo certezze. Occorrerebbe magari studiare l'intera campagna per capire di più.
Del tutto vaga è invece la ricostruzione iconologica più generale, la spiegazione dei segni contenuti, del messaggio, soprattutto se riferita al mondo pubblicitario nel quale il cartellone si inserisce a pieno titolo. Infatti, alla domanda: "cosa significa questa donna dal ginecologo su un cartellone?" non so rispondere. Alla domanda "perché ci va tenendosi la borsa? nemmeno e così via. Posso però chiedermi: perché per vendere una borsa – che per di più sembrerebbe essere abbandonata dalla protagonista e non conservata gelosamente – si fa distendere una modella a gambe allargate in questa posizione di offerta sessuale e/o ginecologica? Butto via i miei libri di storia dell'arte, qui non servono. Gli stiamo dando troppa importanza. Questi non si sono poste tutte queste domande: hanno solo cercato e trovato un modo per mortificare un'altra donna e tutte quelle che la guardano. Ma che strano! Proprio le donne che avrebbero dovuto comprare questa borsetta. Già! Avrebbero!!! 


Ico gasparri


13/12/10 Santa Lucia illuminaci tu


per Donne della realtà - palafitta n. 5

lunedì 6 dicembre 2010

Quando la pubblicità offre le risposte: Limoni 2

Basta avere pazienza. Già altre volte mi è capitato di vedere chiarito un mio dubbio – diciamo meglio un sospetto di sottintesi sessisti in una pubblicità – da parte della stessa azienda che aveva prodotto una prima campagna violenta e discriminante ma con un piccolo margine di incertezza. Il caso della ditta Limoni ha del meraviglioso: dopo la donna che si masturba dell'estate 2009 e quella nuda che mangia una palla dell'albero del natale 2009, per chiarire il loro pensiero in merito all'immagine della donna/cliente questa volta sono bastati solo 8 giorni dalla prima fotografia che ho scattato allo stesso megaimpianto il 22 novembre 2010 e il 1 dicembre quando la nuova mega-campagna viene a rafforzare il messaggio sessista della donna arrossata di rosso rossetto (palafitta n.3). Ora la donna viene presentata intera e completamente nuda in fattezze di bambola imbambolata, immobilizzata in una posa incomprensibile mentre si infila tra nastri rossi natalizi che la cingono come un grande pacco regalo. Per non smentire gli ultimi 60 anni di bigottismo ipocrita italico la nudità viene castigata all'altezza dei due capezzoli. Il capezzolo no! Vi mettiamo una donna nuda di 80 metri quadrati in Viale Tunisia a Milano per vendere trucchi e profumi ma il capezzolo non possiamo farvelo vedere. "Noi abbiamo rispetto per la donna", sembrerebbe di sentire nell'aria. La posizione inginocchiata sotto la scritta "annus splendidus" è incomprensibile come pure l'espressione estatica col dito indice dietro alla nuca. Non mi addentro in altre interpretazioni rocambolesche, mi limito perciò solo a segnalare questa modalità di rappresentazione alle donne che non avessero ancora deciso dove andare a farsi impacchettare come un bel regalo di Natale. Io, che donna non sono, l'avevo già deciso. Da un'altra parte.


Ico Gasparri


6 dicembre 2010


Palafitta n. 4 per Donne della realtà