venerdì 19 settembre 2008

quando si rimane in silenzio



accade sempre più spesso che la complessità dei pensieri che si mettono in piedi nella testa e si preparano ad uscire per rispondere alla richiesta di un discorso sia superiore alla capacità dei pensieri stessi di muoversi e, soprattutto, al tempo che la persona che hai davanti ha deciso o ha l'abitudine di dedicare al pensiero altrui.
accade allora che resto in silenzio facendo la figura di uno che non ha niente da dire o che ha le idee confuse e non riesce a tirarle fuori. Quanto dolore e rammarico invece mi pervadono per questa velocità che non porta da nessuna parte. Leggero, sempre più leggero, è il pensiero degli uomini e di grande superficie. Tutto quello che in passato era ricerca di spessore e profondità oggi è macchia di olio che si espande sull'acqua. Sola superficie. E allora cosa ci resta da fare? continuare a fare fotografie sempre più difficili, entrare sempre più nell'astrazione, liberarsi delle facili conquiste dell'occhio per fotografare solo la propria musica.
accade allora sempre più spesso che io rinunci a spiegare il senso e il significato che ho cercato di mettere nelle mie immagini. Quanto tempo occorrerebbe del resto per raccontare le mille agitazioni dello spirito nel fotografare per una giornata intera spazzatura maleodorante vagamente differenziata per colori e materie. Restare lì a scrutare da vicino bottiglie, scatolette, lattine che altri avevano usato e poi scartato vuote rappresentava la lettura di un gesto elementare. Sì, ma cosa significa stare lì a fotografarli quegli oggetti senza più vita né contenuto? degli imballaggi. Sì, in gergo si chiamano così. Strumenti per contenere che dopo aver contenuto non servono più e vanno scartati, gettati, rifiutati. Dopo circa otto mesi che sto lavorando all'organizzazione di questa mostra sul riciclo a napoli mi chiedo perché nessuno se ne interessa veramente. Pochi arrivano a fare dei complimenti per l'idea, altri si meravigliano di traguardi tecnici raggiunti, per me del tutto insignificanti. Nessuno si ferma a cercare di leggere nel gesto creativo la portata del racconto. Il suo perché. E allora anch'io non sono più capace di interrogarmi, di mettermi alla prova, di scandagliare i miei gesti. allora, accade, che io resti in silenzio.