giovedì 23 settembre 2010

Il cetriolo e la vagina

"Non mettete mai nella vagina qualcosa che non mettereste anche in bocca". Recitava così una memorabile pagina del mio libro di auto-educazione sessuale "Noi e il nostro corpo" che leggevo, come milioni di altre mie coetanee e coetanei all'inizio degli anni '70.
La frase mi fece riflettere molto allora e molte altre volte nella mia vita mi è ritornata in mente, pur essendo io un uomo e quindi senza vagina.
Mi è ritornata in mente anche l'altro giorno mentre passavo per Piazza della Repubblica a Milano guardando questo cartellone pubblicitario della SISLEY. Come forse qualcuno sa, per due decenni mi sono dedicato allo studio in termini fotografici, artistici e comunicativi di questo medium, la cartellonistica pubblicitaria per le strade di Milano appunto, facendomi una qualche idea sulla pesantezza dell'impatto di queste immagini, soprattutto sul mondo delle adolescenti. Bene. A marzo del 2010 ho scattato la mia ultima foto di questa serie dal titolo "Chi è il maestro del lupo cattivo? e ho ultimato la ricerca, non perché non ne sentissi più il bisogno, ma perché sopraffatto dalla mancanza di fondi, dalla velocità dei pubblicitari e, diciamolo pure, dall'indifferenza delle donne, almeno dal punto di vista della massa delle donne italiane.
Ho pensato a quella frase anche se, in effetti, la scena in quanto tale (cioè tolta la marca della ditta dal quadro) non rappresentasse niente di strano ai miei occhi; in altre parole, lo dico più semplicemente non ho niente da eccepire e nessun giudizio da emettere se una ragazza utilizzi un cetriolo per procurarsi un'autogratificazione erotica. Semplicemente sono affari suoi!
La cosa che mi sembrava assurda era invece che quella foto fosse stata scattata per una pubblicità e quindi fosse, al tempo stesso, un veicolo di promozione di capi di abbigliamento ma anche un'ulteriore pietra per lastricare la strada della violenza sulla donna e diffondere modelli di comportamento – adolescenziali e non – che hanno buttato questa nazione nelle tenebre profonde.
Davanti a quel manifesto mi è venuto in mente anche un secondo pensiero unitamente alla voglia di riprendere la macchinetta-fotografica-digitale-a-costo-zero e fotografarlo: perché le mamme d'Italia non incendiano questi cartelloni? Almeno quelle che lottano per contribuire alla creazione di un'identità non assoggettata alle leggi di mercato delle proprie figlie? 
Ho scattato due foto senza molta voglia e sono andato via con questi due pensieri nella testa e un senso di sconfitta nel cuore.
23/9/10