venerdì 5 novembre 2010

La città è più sola

Mi è capitato quest'anno di perdere due persone care; due di quelle che davano alla città agonizzante ancora qualche speranza: Giovanni Quadrio Curzio e Nuccio Ambrosino.
Entrambi molto grandi e molto fuori dalle regole del "mondo che conta". Forse per questo avevano voluto essermi amici e di questo sono scosso, provo dei brividi che ora mi fanno sentire più solo. Due uomini non più giovani ma che non avevano bisogno di fare i giovani. Due maestri dai quali non ho fatto in tempo ad imparare proprio niente. Davanti al loro ricordo, così come davanti alle loro persone vive, resto fermo e muto, sapendo che ogni cosa che potrei dire sarebbe una stonatura. Eppure entrambi hanno fatto cose molto belle per me e prive di interessi personali, così come erano abituati nei confronti dei più giovani. Giovanni aveva avuto la faccia tosta di invitarmi alla grande mostra sulla Sicilia in mezzo ad altri fotografi di tutto il mondo molto più conosciuti di me, ma lui ci aveva creduto e il pubblico gli ha dato ragione. Come potrei non essere ammirato di tanto coraggio nel silenzio. Era un uomo che aveva creduto molto in me e non me ne devo dimenticare.
Nuccio mi ha regalato addirittura le riprese e la regia di una mia conferenza "storica" quella di presentazione del Protocollo contro la pubblicità sessista alla camera del lavoro il 6 maggio 2009. Con Nuccio eravamo stati più amici, più volte a tavola insieme e più spesso al bar a bere un caffè. Una volta mi ha invitato a vedere delle riprese dei giovani di Brera che lui esaltava più di ogni altra cosa. Eravamo in un capannone per girare e, in mezzo a tanti addetti ai lavori, si è girato verso di me e mi ha chiesto cosa ne pensassi. Ma cosa potevo pensarne io? era la prima volta che assistevo ad una ripresa dal vivo e non potevo pensare niente. È stato come se qualcuno mi regalasse un abito molto più grande della mia misura chiedendomi di espandermi fino a tendere le cuciture. Gli ho risposto che forse, ma forse, sarei riuscito ad imparare qualcosa, ma neanche di questo ero sicuro. E mi ricordo di un'altra volta che è venuto in un posto fuori milano. lontano, dove tenevo una lezione ad un pubblico di sconosciuti sul mestiere dell'artista sociale e lui si è seduto ad ascoltarmi come se fosse un ragazzino a scuola. Ho parlato malissimo, detto cose sconclusionate perché era fuori posto la sua sedia tra il pubblico. Per fortuna alla fine è intervenuto e ha demolito buona parte delle cose che avevo detto, dicendone di sue complesse, dirette, provocatorie, come sempre. Anche quella volta sono rimasto in silenzio ad imparare. E così rimane questa città morente senza due delle luci migliori. Buia e muta.  

1 commento:

paola ha detto...

stavi parlando ad un gruppo di giovani e raccontando la tua fotografia. eri di spalle, su un prato vicino ad un grande albero. arrivammo alle tue spalle e mi sarei aspettatta che Nuccio si sedesse accanto a te e invece disse "basta un solo professore a dire stronzate. io vado tra gli allievi", ecco, questo era Nuccio