mercoledì 29 marzo 2017

Le lacrime, il tempo e le ciliegie



Treno Napoli-Milano 23 marzo 2017 h.8:25.
Dal posto 4 della carrozza 8 di Italo guardo Napoli che si allontana a marcia indietro. Torno a Milano per l'ultima volta da residente e mi preparo a lasciarla dopo 27 anni e a tornare, dopo 36, a vivere nel luogo in cui sono nato: Cava de' Tirreni. Ascolto per accelerare l'emozione e la commozione le canzoni napoletane cantate da Massimo Ranieri della raccolta che contiene "Cerase", scoperta che devo a Rossella Savio. 
La canzone racconta di lacrime grandi come ciliegie e mi accorgo che sto piangendo in silenzio anch'io guardando fuori campagne come giardini e discariche come inferni. Il tempo comanda ora più che mai le mie giornate, una successione di avvenimenti vissuti in solitaria, decisioni, manovre, trasporti, appuntamenti che asciugano inesorabilmente la clessidra di sopra per riempire quella di sotto.
Ho calcolato approssimativamente il numero delle persone care che vorrei abbracciare prima di partire, persone che vorrei salutare una per una per afferrare ancora una volta quei sorrisi e gettarli nella mia sporta ricamata a fiori: sono più di cento, forse duecento, trecento. Troppi. Mi arrendo. Resto impotente di fronte al tempo e alle energie che mi mancano. Non ce la posso fare! I giorni mi si sono consumati tra le mani, la decisione è stata presa velocemente e tutto il resto è rotolato appresso. Allora cerco consolazione a questo dolore affidando l'abbraccio al ricordo dei momenti più belli vissuti insieme, quelli passati per strada, alle feste, nella politica, nel negozio, sulle zattere, nelle scuole, negli uffici. Rivedo in una folla chiassosa tutti i visi apparsi sulla mia scena per caso, per amore, per passione, per insegnarmi, per ascoltarmi, per ospitarmi in questa metropoli che in fondo non sono riuscito ad amare ma che mi ha regalato quest'immensa miniera fatta storie che non mi lasceranno. 
Piango su un treno che segna 300 km/h, vado su e giù per il mio calendario, pronto a ripartire ancora una volta, per una vita nuova e intanto penso mestamente che non ho avuto il tempo di avvertire quasi nessuna di tutte queste persone. Ormai non posso fare più niente per rimediare e non mi resta che abbracciare il silenzio benevolo, sapendo che continueremo a volerci bene.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Parti, torni, riparti con il grande bagalio di umanita' che ti connota. Hai seguito il tuo sogno prima ed ora. Hai vissuto ed imparato. Farai fiorire pienamente te stesso. Un abbraccio caro.

Unknown ha detto...

Al tuo pensiero mi sorge sempre un sorriso. Buona fortuna. Un abbraccio grande Molly

Anonimo ha detto...

Ico, non saperti più a Milano mi addolora. Ho letto il tuo addio ad una città dove vivere non é facile.
Ma cos'è facile, oramai, in questo Paese? La mia non è un'affermazione qualunquistica ma è la sintesi di chi non è nata qui ma ci è arrivata da piccolissima.All'inizio ci chiamavano i veneti ma la mia famiglia è friulana da sempre ... Sì, certo; qui c'era il lavoro.Ora, neppure quello.
Non ho parole se non mi spiace perchè sapertiera scontato anche se da tempo non ci vedevamo più.
Abbi cura di te.
Ora la città davvero non sarà più la stessa.
In caloroso abbraccio.
In Friuli, salutando, noi diciamo: mandi.
Mandi, Ico

Anonimo ha detto...

Mi trovo in un continente straniero, fuori splende il sole e la giornata è calda. Eppure una sensazione di nostalgia mi prende alla gola. È strano come, a volte, incontri casuali possano segnare la nostra vita; come persone conosciute da poco diventino parte di essa.
Grazie Ico per aver donato il tuo sapere, la tua Arte e te stesso.