martedì 26 maggio 2009

Fuori dalla tua porta ci siamo anche noi




La ragazza ha un accento del sud sembra più giovane ma ha 36 anni.
Al secondo tentativo dopo una riunione e vari impegni urgenti risponde al telefono con lunghi silenzi e mi pare imbarazzata appena capisce il contenuto della conversazione. Si scusa per il rumore dell'ufficio che io non sento.
Anche lei deve lavorare in un cosiddetto open space in cui tutti sentono tutto e non mi sembra a suo agio.
Le dico che sono un ricercatore che vuole porle delle domande su una campagna pubblicitaria di cui lei risulta essere l'"art", cioè la responsabile della "creatività".
Povera creatura mi sembra un'operaia cinese in una manifattura sfruttata dagli occidentali.
ha ragionato finora solo con la testa dei suoi padroni e non capisce bene le domande.
Non è stupida ma non è abituata a guardare fuori dalla finestra.
Cosa c'è fuori dalla tua porta? Ci siamo noi, quei milioni di persone che non la pensano come te, anzi che pensano con una testa libera e non sono costretti ad inventarsi risposte incredibili.
Mi parla di cose che conosco ma che riconosco fuori misura: target, immagine del prodotto giovanile, responsabilità di altri, campagna nata per un motivo poi finita sui muri della città perché gli hanno quasi regalato 600 spazi – dico 600 – in tre mesi perché nessuno li vuole più; mi parla di acqua cosmetica, funzionale, che in ufficio la bevono e fanno tanta pipì. Le chiedo se ha mai provato con altra acqua ma non sembra cogliere. Dice che io insinuo, che le dispiacerebbe se la sua campagna finisse in un elenco di pubblicità discriminanti perché loro, anzi, vogliono che le donne si sentano bene nel loro corpo per piacere. Se l'avessi avuta avanti con una mezz'ora di tempo a disposizione, magari le avrei chiesto "per piacere a chi? e "per farsi fare che cosa dopo essere piaciuta?"
Mi conferma candida che le tre foto sono state scattate per evidenziare quei punti che creano più problemi alle donne: cosce, seni, glutei, girovita. Ecco allora perché c'è una donna a sedere in su, una sul fianco e una seduta.
Si ma distese e sedute dove?
Lei lo chiama "appendino"
noi al sud la chiamiamo "stampella per i panni". 
In questa drammatica pubblicità si consuma a chiare lettere una rottura, diciamolo pure una "dicotomia iconografico/logica", (Miiiiiiiiiiiiiiii) in cui il corpo e la donna prendono ufficialmente due strade diverse. Il corpo diventa un abito, anzi "l'abito più bello e perfetto che una donna possa indossare" Parola sua. E della donna cosa rimane? Un'anima? sì ma scontenta finché non avrà indossato il vestito più bello. ma per indossarlo deve prima fare prima tanta pipì. Ma questa pipì da dove scorre se il corpo non c'è?
Rinuncio a girare il coltello nella piaga.
O forse il corpo perfetto si deve indossare sopra quello con la cellulite? Non lo sapremo mai. Come una tuta di superman. 
la sensazione che altre volte avevo notata, coperta sotto un velo di cattiva fede, questa volta ha un sapore diverso. Questa ragazza non è in cattiva fede. Lei ci crede davvero. Non si pone nessuna domanda perché crede che non ci siano domande da porsi. Fuori dalla sua porta ci sono animali fantastici e semitrasparenti, mal identificati e mitizzati. Tanto, nessuno farà mai veramente dei controlli sull'efficacia delle sue strategie. Poi un giorno le aziende chiudono e si parla di crisi.
Fuori dalla sua porta ci sono schemi preconfezionati lontani anni luce dalla mia visione dei fatti. Il dies irae di Mozart mi tiene compagnia ora che ci penso e capisco quanto abbiamo fatto male a stare zitti in questi 30 anni. Potremmo non farcela a rimettere questo paese in piedi. Giace coricato su cumuli si idiozie e di imbrogli. 
Le dico poi che ho intervistato oltre 50 persone sotto i tabelloni della sua "acqua funzionale" e nessuno aveva apprezzato il messaggio. Molti nemmeno avevano capito che fosse acqua da bere. Obietta che ho intervistato male, che non ho centrato il target, che ho posto le domande male perchè i giornalisti pongono le domande in modo tale da influenzare le risposte. Le dico di nuovo che non sono un giornalista ma un ricercatore e allora ricomincia che le dispiace che io abbia preso questa cantonata. Che quella pubblicità era destinata solo al target delle giovani donne.
Le chiedo allora perchè non hanno inviato a casa del target un foglietto con la pubblicità (magari col servizio posta target....)  e hanno tappezzato e tappezzeranno la città con 600 manifesti 6x3.
Mi arrendo. lei non mi chiede nemmeno come mi chiami e richiude la porta cacciando l'unicorno nel corridoio degli ascensori. Con un'aria un tantino infastidita.
Torna ad abbracciare il suo target sicura e io ripenso a come deve essere stato doloroso per mozart capire di morire senza aver ultimato la musica per il suo funerale, fermandosi proprio ai versi del Confutatis "Oro supplex et acclinis, cor contritum quasi cinis, gere curam mei finis.". Chissà se mozart scriveva per un target.

1 commento:

Anonimo ha detto...

di questa campagna ho visto la variante seduta.

e ne ho trovate anche altre:
adsoftheworld.com/media/print/vitasnella_hanger_2

adsoftheworld.com/media/print/vitasnella_hanger_3

Advertising Agency: Euro RSCG, Milan, Italy
Creative Directors: Erick Loi, Dario Villa
Art Director: Tiziana Dimolfetta
Copywriter: Anna Triolo
Photographer: Emilio Tini
Mock Up Artist: VOLUME 14 Milan
Digital Artist: COWBOYS Milan
Published: March 2009

la ringrazio moltissimo per il suo lavoro.

N.P.