domenica 13 aprile 2008

Youssou N'dour. Un uomo mite.

Ascolto un pezzo di Yussou N'dour che si chiama Chimes of freedom e immagino che sarà il pezzo che chiuderà il mio nuovo spettacolo teatrale. Non che io abbia scritto tante cose per il teatro, ma tre o quattro sì. Rappresentate sempre in circuiti anzi tappe uniche piuttosto isolate e fuori dalla massa.
Pazienza. Sono piaciute a quelli che le hanno viste e ho visto la contentezza nei loro occhi quando mi abbracccciavano alla fine. Mi piace questa musica e quest'uomo che la canta che dev'essere un uomo mite. Mi fa uscire da questa prigione in cui mi trovo in questi giorni. Noi uomini e donne che abbiamo deciso di vivere d'arte siamo sfortunati se non possiamo muoverci da questa città, milano, e viaggiare altrove. Ricordate quei giorni passati in marocco che ho raccontato? Sono stati preziosi e dolorosi. Ora che sono qui e la mia ultima mostra si è appena conclusa senza un'altra in programma e senza la possibilità di partire e esplorare nuovi sentieri, questo mi rende triste. Questa sera.
E lui canta come canta un uomo gentile. porterò il suo suono dentro di me quando partirò per una nuova avventura creativa. Succede sempre quando fotografo che sento una musica nella testa. No. non sono pazzo. È che ognuno fa bene ad ascoltare le sue piccole voci di dentro. E io lo facccio quando volo sulle cime di queste montagne e sotto vedo tanti piccoli fiumi che corrono verso in basso e non possono fermarsi. È stato bello viaggiare qualche giorno in quel paese gentile e riportare indietro tante belle immagini. Spero di poterle mettere sul blog appena imparerò come si fà.

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