mercoledì 19 giugno 2024

Una piazza per un caffè. Riflessioni intorno a un abuso.


Assuefatti come siamo all'imposizione dei valori dominanti e delle loro applicazioni alla nostra realtà quotidiana – motivate retoricamente dalla necessità di far girare l'economia (di chi?) – potremmo tacere anche questa volta e far finta che sia normale trovarsi un giorno sotto gli occhi il recentissimo abuso perpetrato nella piazza principale del Rione Sanità di Napoli.
Potremmo dire meglio: un abuso allo spazio storico, sociale e civile della piazza della Sanità e a tutt* coloro che vivono, passano e visitano questi luoghi così speciali.
In un equilibrio urbanisticamente già fragile e ampiamente compromesso dall'incuria di anni passati e presenti è comparso un gigantesco murale – a mio modestissimo parere esteticamente discutibile – che sembrerebbe avere come unica giustificazione l'apposizione di un marchio pubblicitario di caffè in piena piazza.
Un episodio inqualificabile contro cui immediatamente gridare e prendere le distanze che, tuttavia, ci da l'opportunità ancora una volta di misurare  le reali capacità degli amministratori locali – che si susseguono a turno sulle poltrone del comando – di gestire il territorio, la storia e più in generale il patrimonio di beni culturali miracolosamente e faticosamente sopravvissuto nei luoghi che si trovano ad amministrare.

Uno scempio! 

Uno schifo! 

Mi prendo la libertà di definire così questo gigantesco guazzabuglio di colori e non credo di dover mettere mano a ignorati manuali di storia dell'arte e di gestione dei beni culturali per dimostrare alcunché.

Io non sono assuefatto! 

Molt* di noi non sono assuefatt*!

Queste azioni sono un insopportabile esempio dell'arroganza dei poteri (forti?) e dell'economia a senso unico sulle nostre vite che questa volta si è manifestata senza pudore nella grandezza stessa del marchio della ditta alto ben due piani del palazzo.


È del tutto insignificante se e quanto i proprietario dell'immobile abbiamo percepito in denaro per noleggiare (per quanto tempo?) la propria facciata. Il concetto ignorato sta proprio lì: una facciata non è socialmente di nessuno! È giuridicamente dei proprietari, ma in quanto af-facciata su una piazza diventa un bene comune, un patrimonio di tutti che va tutelato prima e al di sopra degli interessi privati. 
Una piazza è parte del panorama urbano, cioè un bene comune, uno spazio umano e architettonico di tutti! 

Credevamo che questi discorsi fossero ormai desueti ma non è così!

È vero. Ci sono diversi altri esempi di facciate decorate con murales alla Sanità, ma la tipologia schiettamente artistica di quelle e la mancanza di finalità di sfruttamento pubblicitario collocano questi interventi in un'altra categoria della quale non è questa la sede di discutere. In quel caso, almeno, si è tentato di qualificare lo spazio urbano con un intervento artistico – che ci piaccia o meno – e non c'è in nessun caso un marchio alto ben due piani a fare pubblicità a un'azienda.

Dissociamoci da questo scempio e chiediamo conto ai responsabili di queste scellerate decisioni. Che revochino con urgenza i propri mandati amministrativi per manifesta incompetenza e facciano spazio a qualcuno più assennato che ordini il ripristino immediato dei luoghi.
 
Quella piazza è anche mia e se voglio un caffè vado al bar!