martedì 13 luglio 2021

e la regina dov'è?

 

Milioni di persone hanno assistito in diretta allo spettacolo della premiazione dei recenti campionati europei di calcio e hanno potuto vedere il gesto incredibile dei calciatori della nazionale inglese che si toglievano dal collo la medaglia appena ricevuta, alcuni quasi senza finire di indossarla, come fosse radioattiva, mentre il pubblico locale aveva già abbandonato lo stadio e i rappresentanti delle istituzioni inglesi – forse già assenti anche loro – ben si guardavano da andare come minimo a stringere la mano al nostro Presidente della Repubblica. 
L'indecorosa sfilata davanti alla quale sono sicuro che molti di noi avranno trattenuto il fiato increduli e stupiti è stata per fortuna rapida, è andata avanti giusto per il tempo necessario per soddisfare il copione ma si è trattato comunque di un tempo enorme, non più cancellabile, di un tempo sufficientemente lungo per dipingere a tinte fosche il già precario scenario contemporaneo delle relazioni tra i popoli, tra gli esseri umani "diversi da noi" e ora addirittura tra gli "sportivi". 
Qualcuno potrebbe dire che si è trattato solo una partita di calcio, che nel calcio queste cose succedono, che in fondo è una cosa marginale. 
Non sono d'accordo. Per niente.
Questi sono segni caratterizzanti di una civiltà, segni indelebili, drammaticamente istruttivi e formativi, segni resi ancora più pesanti dal silenzio istituzionale in cui si sono manifestati sia nell'immediato, sia – a mia conoscenza – nel dopo.
Sì, perché se di fronte a quello "spettacolo" da una parte c'eravamo noi, milioni e milioni di persone di ogni età e nazionalità che guardavano la scena da casa o dalle piazze senza poter fare nulla di clamoroso, lì sul campo c'erano delle persone, rappresentanti di istituzioni internazionali, che potevano e dovevano assolutamente fare qualcosa, interrompere quello scempio alla lealtà sportiva – che dovrebbe insegnarci anche qualcosa della lealtà nella vita – per lanciare un segnale di salvezza, non dico per noi adulti, ma almeno per tutti quei bambini e bambine che ogni giorno si avvicinano allo sport con passione e animo leggero, anche in Inghilterra.
Tra queste persone citerei innanzitutto l'uomo che consegnava le medaglie – non mi interessa nemmeno il suo nome – ma di sicuro era un "capo", uno che è entrato in campo in pompa magna, ostentando con la sua camminata a natiche strette tutto il potere che quei miliardi di euro presi a pedate gli conferiscono. 
E lui cosa ha fatto? Nulla! 
È stato letteralmente schifato medaglia dopo medaglia dimenticandosi di rappresentare un'istituzione popolarissima, il calcio europeo, che in altre sedi sicuramente lui stesso si sarà gloriato di definire come un mondo di amicizia, lealtà, rispetto degli avversari, luogo di crescita e di insegnamento di ideali sani per i nostri giovani.
Non ci siamo caro signore. 
Rappresentare significa fare qualcosa anche per conto degli altri che rappresentiamo, significa prendere parte, significa avere coraggio delle proprie idee e difenderle in ogni circostanza.
Lei doveva afferrarli uno a uno per il collo della maglietta e rificcargli quella medaglia al collo, oppure sospenderne la distribuzione. Doveva chiamare l'allenatore e i responsabili di quei signori così sprezzanti e costringerli a fare qualcosa. Tutto, ma non continuare come una macchinetta a farci assistere a quello schifo. Lei non ci ha rappresentato correttamente.
E fuori dal terreno di gioco chi c'era? Qualcuno delle istituzioni sarà rimasto in tribuna a rappresentare il calcio inglese, la nazione inglese, il popolo inglese? Forse no, forse se ne erano addirittura andati, certamente non ho notizia di azioni riparatrici in tal senso. E ormai è già troppo tardi.
E la regina? 
La regina dov'era e dov'è? 
Certo, comprendo che assistere alla partita fosse troppo impegnativo per una donna anziana, ma dopo? Avrà avuto un televisore dove guardare la partita o una registrazione del fattaccio? Qualcuno glielo ha raccontato o glielo hanno tenuto nascosto. Beh, in tal caso glielo dico io cara signora: i suoi ragazzi le hanno fatto fare una pessima figura.
Come si sarà risvegliata il giorno dopo questa anacronistica figura che vive di etichette, regole e compostezza dopo che questi valori sono stati così mortificati proprio nella sua capitale? Non erano suoi sudditi quei maleducati in pantaloncini? Li ha richiamati? Ne ha chiesto l'espulsione dalla federazione? Ha presentato una lettera ufficiale di scuse al nostro Presidente repubblicano? Ha fatto uno dei suoi famosi discorsi alla nazione – alla nazione dei bambini e delle bambine inglesi  intendo – per spiegare loro che quello è un brutto episodio da cancellare e che ora quei tipi non giocheranno più a pallone perché non ne sono moralmente all'altezza. 
Non ne ho notizia. E questa non è una buona notizia.
Se io fossi la regina... farei qualcosa di grande. 
Almeno per i bambini le bambine inglesi, se non si vuole allargare troppo.